FRITTATA CON LE ORTICHE

E' un classico cibo di sussistenza, il cui consumo di massa ritorna d'attualità solo in casi di eccezionale carenza di generi alimentari: l'ultima volta è stato nel corso della guerra 1940-45. Oggi è, se ci si passa il termine, una raffinatezza per ghiottoni inveterati.

Ingredienti:
PUNTE DI ORTICA (1 bel mazzetto)
UOVA (n.6-8)
BURRO (30 g)
FORMAGGIO GRANA GRATTUGIATO (2 cucchiai)
SALE (q.b.)
PEPE (q.b.)

Esecuzione
Lavare bene le punte di ortica
Mettere poca acqua in una casseruola e portarla a ebollizione
Scottare le punte di ortica nell'acqua bollente per pochi minuti, scolarle e strizzarle
Riunire le uova in una ciotola, salarle e sbatterle leggermente
In una padella insaporire le punte di ortica con il burro e versarvi sopra le uova
Insaporire la frittata con il grana e un pizzico di pepe
Dopo circa 5 minuti, voltare la frittata e finire di cuocere

Note: avvertenza per l'uso
L'ortica (Urtica dioica) è un'erba diffusa in tutta Europa, dal Circolo Polare Artico a Gibilterra. Disprezzata comunemente come pianta inutile e infestante ("gettare qualcosa alle ortiche"), provoca diffidenza a causa delle proprietà urticanti (acido formico) della peluria che ne ricopre le foglie e il gambo. Le foglie usate per preparazioni alimentari o galeniche (sono ritenute efficaci per favorire la diuresi e l'emostasi e per contrastare la seborrea) devono essere raccolte in primavera e non oltre l'inizio dell'estate: dalle piantine giovani devono essere selezionati (proteggendo le mani con guanti) solo i germogli più teneri (revultiis), i quali, una volta leggermente appassiti o sbollentati, perdono il loro carattere urticante, diventando pienamente commestibili e facendosi apprezzare per il gusto delicatissimo. I germogli possono anche essere cucinati direttamente, senza scottatura preventiva, ma è necessario evitare che finiscano nel tegame i semi (ci si riferisce alle piante non proprio giovani), che hanno azione purgativa.

Varianti
Poche varianti per un piatto semplicissimo. I germogli di ortica crudi possono essere mischiati direttamente all'uovo sbattuti, tagliati sottili, senza prebollitura. Vi si può aggiungere un mezzo spicchio d'aglio tritato finisimo e/o un'idea di noce moscata.

Abbinamenti
Può esere servita a fettine o a spicchi come antipasto, secondo la moda attuale, accompagnata da un vino leggero e giovane, come il Pinot nero dell'Oltrepò vinificato in bianco. Come secondo, richiede un bianco un po' più robusto e strutturato, come il Trebbiano di Capriano del Colle o una Chiavennasca bianca.

L'ingrediente: le erbe dimenticate
I vegetali spontanei erano conosciutissimi in pas-sato, quando la fame, come sanciva l'adagio, aguzzava potentemente l'ingegno popolare. In alcuni di essi, come l'erba de san Pedar, il sungin, gli asparagi selvatici, ci eravamo già imbattuti in altre parti del presente ricettario, ma il panorama era molto più ampio di quanto sia possibile riassumere in questa breve nota. Chi non fosse abituato "a fare di ogni erba un fascio", poteva trovare, guardandosi un po' attorno, di che cavarsi la fame con l'aggiunta di poco altro. Più o meno ovunque si facevano frittate e frittelle con la borragine (Borrago officinalis) e con i germogli di vitalba (Clematis vitalba), e si raccoglieva, per mangiarla cruda o per cuocerla allo stesso modo delle bietole e degli spinaci, la zicoria mata (Taraxacum). Con il luppolo selvatico (luvertis), si preparava il risotto nel Pavese; con gli spinaci selvatici (cogoi) una minestra di riso e delle saporite polpettine fritte in Valtellina, nonché un gustoso risotto con le rane nel Bresciano, dove si usavano anche le rosole, cioè le piantine dei papaveri per preparare una zuppa. In Brianza si saltavano nel burro i verzitt (valeriana), si aggiungevano foglie di malva al minestrone e si preparava una salsa per pesci e carni con l'erba brusca (Rumex acetosella); i tarassaci entravano in diverse zuppe e si preparavano in tutta la zona prealpina ed alpina con cubetti di lardo o pancetta fritti. In Valtellina sono segnalate anche una zuppa di ortiche e delle frittelle di salvia sclarea.

Marco Riva & Rossano Nistri
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